Traum(a)

AorNyis
Due poco brutti. (Foto: M. Cesari.)


DISCLAIMER: questo resoconto avrà dimensioni bibliche, se volete solo sapere i nomi dei convocati della nazionale tedesca, andate direttamente alla fine (non dite che non vi avevamo avvertiti!).

Al solito, diamo il meglio anche sui titoli, e stavolta, al contrario dell’amico Geronimo, ve lo spieghiamo pure, visto che ci siamo impegnate in un gioco di parole crucco-italiano.

Traum ha effetto polivalente, da una parte, infatti significa sogno, dall’altra, è anche uno dei tormentoni crucchi dell’estate 2001 (dal testo decisamente rilevante), che continua a imperversare nelle piscine autoctone (l’Epifania avvenne a BLN2014, e anche in questo weekend ha deciso di farci compagnia).

Il tutto per dirvi che quanto conquistato in questo weekend ce lo siamo sognato e poi conquistato, concedendoci anche giustificatissimi momenti di panico (Be careful what you wish for ‘cause you just might get it, cantavano le PCD nell’illuminante Grow Up).

Non ci crederete, ma questa esperienza a Rostock non è la prima esperienza di M e F ad un campionato tedesco di tuffi. La prima, che non definiremmo del tutto fallimentare perché a Dresda (ecco di nuovo, la maledizione di Dresden) c’erano i mercatini di Natale, risale a dicembre 2013, ma questa volta le cose sono andate un tantino diversamente.

I campionati tedeschi, a differenza di quelli italiani, sembrano essere avvolti nel mistero, liste dei partecipanti che vengono svelate solo all’ultimo minuto, orari che vengono cambiati all’ultimo secondo, insomma non esattamente quello che gli stereotipi ci insegnano. Ma, nonostante la mancanza di ogni sorta di lista, F decide di salire a Rostock comunque, complice l’ennesimo giorno festivo in questo Paese (e voi ancora a credere che i tedeschi siano grandi lavoratori).

Il giovedì, quindi, ci dirigiamo in piscina pronte per una nuova giornata di sauna alla Neptun Schwimmhalle; tuttavia gli organizzatori devono aver letto il nostro precedente post sul Grand Prix (in tal caso saremmo curiosi di leggerne la versione tedesca tradotta con Google Translate), perché le temperature sono meno asfissianti. Nonostante la scarsità di pubblico, la società di tuffi di Rostock (WSCR per gli amici) ha deciso di schiavizzare i suoi più giovani atleti per vendere torte, caffè, donuts e macedonie. Senza dimenticare lo spumante, la miglior cosa da bere di prima mattina in una piscina chiusa con temperature medie di trenta gradi.

Le gare del primo giorno sono quelle del trampolino da un metro, sia uomini che donne. Anche se forse donne non è la definizione giusta, vista l’età media delle partecipanti alla gara. Infatti, in queste gare tedesche sono ammessi sia i Senior che i Juniores, che concorrevano per la qualifica agli Europei, e i ragazzi più giovani nati nel nuovo millennio. Nella nazionale tedesca c’è una sola atleta ormai che ha più di vent’anni, quindi potete immaginare il nostro livello d’attenzione per questa gara di cui nessuno poteva immaginare il risultato (ebbene sì, ha vinto Nora Subschinski) (sono riuscita a scriverlo senza cercarlo su Google, volevo sottolinearlo). Nella gara maschile vince invece Oliver Homuth in mancanza di concorrenza, ma i nostri occhi sono puntati sui nostri giovani preferiti, Frithjof Siedel e Lars Rüdiger, rispettivamente 1997 e 1996. Frithjof arriva secondo con nostra somma gioia, nonostante i cinquanta punti di distacco da Homuth. Ci sono anche le loro famiglie che sono venute da Berlino per fare il tifo per loro, e noi ci sciogliamo di fronte a tanta tenerezza. E siccome Lars è mio figlio (F), è scattata anche la gara a chi applaudiva prima tra me e la sua mamma vera. Sempre tutto molto pacato e sano, I know!

Il programma infinito della giornata si conclude con i due sincro dalla piattaforma; prima quello maschile, orfani dei campioni in mondo in carica (ancora per poco), gara che F si perde in gran parte perché la vita vera chiama su Skype. Per questo M rimane sola a meditare tristemente sul futuro che attende questa disciplina, quando fra un anno Sascha Klein ci lascerà e la Germania porterà in gara una coppia dal calibro di Timo Barthel e Dominik Stein. Non so come ho trattenuto le lacrime, forse grazie a quel residuo di dignità che mi è rimasto. Il fatto che Sascha e Patrick fossero sugli spalti a commentare i compagni non ha aiutato, specialmente quando scopri che il loro tifo va alla coppia più scarsa delle due (SPOILER: er pelato de Halle e un altro tizio che non vi stiamo manco a narrare, perché no…).

Quando usciamo dalla piscina non si è neanche fatto buio, ma le strade di Rostock sono invase da uomini che, con la scusa dell’Herrentag (festa degli uomini) sono completamente ubriachi e rischiano anche di farsi investire attraversando strade a quattro corsie col semaforo rosso – sarebbe stata selezione naturale, ma, ahinoi, non è andata a buon fine.

Venerdì mattina, dopo una leggerissima colazione a base di torta, torniamo in piscina per i tre metri uomini. Arriviamo con calma perché qualificazioni e semifinali sono praticamente la stessa gara: gli atleti in gara sono diciotto ed in semifinale ne passano, indovinate un po’? Diciotto! Visto il ritiro per motivi a noi sconosciuti di Homuth, la gara è fra Martin Wolfram e Stephan Feck. Non sappiamo i criteri di selezione tedesca, perché la DSV ha più segreti della Stasi, ma abbiamo dato per scontato che Patrick Hausding fosse già qualificato. Fra i due la differenza è davvero minima, e abbiamo entrambe gli occhi a cuoricino per Martin che si è finalmente ripreso dal suo (doppio) infortunio, e speriamo che il giorno in cui Stephan aggiunga il 109C al suo programma sia vicino (ancora non sapevamo che gliel’avremmo chiesto da lì a 24 ore) (quel giorno FORSE F smetterà di bestemmiare l’intero calendario…).. Nonostante la nostra passione per i tuffi sia infinita, la sopportazione per la fame non lo è e torniamo a casa per pranzo, mentre le ragazze si stanno tuffando dalla piattaforma, gara che notoriamente amiamo alla follia. Torniamo in piscina per la finale dei tre metri, vinta da Martin, seguito da Stephan con 11 punti in meno e, sorpresa, finisce sul podio un atleta di casa, ovvero Maxim Jerjomin, il cui cognome ci ha ispirato il titolo per il nostro precedente post.

Vi avevamo già parlato delle sorelle Wassen: Elena, classe 2000 (DUEMILA!), arriva seconda nella finale della piattaforma donne, certo a poco più di trenta punti dalla solita vincitrice Maria Kurjo, ma con un notevole vantaggio sulle altre avversarie, tutte più grandi di lei.

Quello che segue non si può raccontare a parole perché penso non renderebbe, ma diciamo solo che abbiamo studiato tedesco per anni solo per poter parlare con Patrick Hausding.

Per quanto mi riguarda (F) quanto accaduto è difficile da spiegare per diversi motivi, tra cui spicca sicuramente il fatto che non vi siete fatti il fegato amaro a studiare tedesco con due che vi dicevano che non ce l’avreste mai fatta, rovinandovi l’intera laurea triennale e la psiche, probabilmente… senza contare che solo Patrick Hausding venera se stesso quanto lo venero io e la cosa, onestamente, non mi tange. YOUR LOSS, insomma!

Detto ciò, mentre tentavamo di non abbioccarci al sole – che, stranamente, splendeva alto fuori dalla Schwimmhalle (dovevamo prenderlo come un segno, effettivamente), – Paddy esce per andare in hotel: al contrario di febbraio, alloggiano esattamente dietro l’angolo e non in stazione. Dopo averci riflettuto forse un paio di secondi di più, permettendo così a Paddy che con un passo fa 10 passi nostri, di arrivare al famoso angolo di cui sopra, ci lanciamo in una sorta di inseguimento misto tra “mortacci tua quanto corri” e il “sto a fa’ la vaga io in zona Schwimmhalle ci sono finita per puro caso!”.

Fatto sta che, a rischio denuncia per stalking, fermo Patrick come se stessi fermando un amico di lunga data che incontro per caso (un giorno ci faremo le treccine sugli spalti, ne sono certa ormai) e mentre camminiamo assieme verso l’hotel, in tedesco (SEGNATEVELO!) gli spiego al volo di Anticommento e che ci piacerebbe intervistarlo per il nostro progetto. Quanto segue, non è frutto della fantasia, né tanto meno un’alterazione della realtà: semplicemente, Patrick Hausding è un essere superiore, e voi ce dovete sta’!

Nel momento in cui ci siamo lanciate nell’impresa, pensavamo che, per quanto bene ci potesse dire con la risposta, avremmo probabilmente inviato le domande via email, dopo esserci accordati. Alla sua immediata risposta positiva a voler essere parte del progetto, chiediamo dunque come preferisce fare per ricevere le domande, ci guarda con aria stupita come per dire “perchè mi chiedete ciò?” e aggiunge tranquillissimo “io domani sono qua in piscina dalle 10:00, quando volete, passate di là sugli spalti per atleti”. Manteniamo non si sa come la calma e gli comunichiamo che pure noi più o meno passeremo la giornata alla Neptun e che quindi, quando ci vede, può dirci quando fare l’intervista. Siccome abbiamo fatto 30, facciamo pure 31 e gli chiediamo se può coinvolgere anche Stephan Feck e Sascha Klein. Ovviamente, non c’è nessun problema, li avvertirà da lì a poco a cena.

Vorrei spendere 2 parole sul clima rilassatissimo in cui è avvenuto tutto ciò, e di come al nostro “ma non devi chiedere, che so, alla federazione (o chi per loro, come già successo)?”, la risposta è stata un breve e chiaro pffffff in cui Paddy ha espresso un po’ i nostri pensieri nei confronti della DSV.

Dopo aver metabolizzato (non è vero, non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo), ci accorgiamo di un piccolo particolare: non abbiamo manco mezza domanda pronta, a parte la quarta, quella uguale per tutti. Che sarà mai per il team di Anticommento, tirar su tre interviste dal nulla? Scatta il brainstorming di emergenza su Skype e, alla fine, dopo aver proposto di tutto (lo sappiamo, vorreste tanto entrare in possesso delle bozze) riusciamo a partorire delle domande più che decenti e a tradurle pure in inglese!

Dopo aver dormito lo stretto necessario, sabato mattina giriamo mezza Groß Klein per procurarci le stampe dei cartonati personalizzati e un pennarello indelebile, avendo scordato il nostro a casa di M. Giungiamo in piscina dove sono in atto i tre metri donne, e dopo un po’ decidiamo di appostarci in zona atleti, nonostante i nostri latitino causa allenamento in palestra. Il tutto dopo esserci godute il ritorno effettivo di Martin dalla piatta, con gli occhi a cuoricino.

È ora di pranzo e decidiamo dunque di abbandonare la nostra roba sugli spalti per procacciarci del cibo alla LIDL (tutta vita!), dove incontriamo metà degli atleti che hanno avuto la stessa idea nostra, tra cui il nostro amico er pelato de Halle.

Torniamo verso i nostri posti, non facciamo neanche in tempo a poggiare la roba e pensare “finalmente si mangia!” che arrivano Paddy e Steph i quali ci domandano se va bene fare ora l’intervista. LORO DOMANDANO A NOI, così a ribadire la superiorità. E non finisce qui… in piscina è in corso il riscaldamento delle atlete per la gara dai tre metri e dalle casse suona musica a palla, oltre alle varie urla degli allenatori: Paddy, manco fossimo la ZDF, decide che non è il caso di registrare là, perché non si sentirebbe bene. Inizia dunque a scervellarsi con Steph sulle possibilità offerte dalla Schwimmhalle, alla fine optano per una stanza a fine corridoio della vasca, dove l’acustica non è delle migliori (a noi andava più che bene, calcolando che già non avere musica e urla varie era un enorme passo avanti). Tra un’imprecazione e l’altra Steph tenta di buttare giù una porta chiusa a chiave che, onestamente, ci stiamo ancora domandando dove portasse, visto che, a occhio e croce, eravamo arrivati alla fine della struttura.

Smettiamo di porci dubbi e, a coronare il perfezionismo, Paddy chiede di fare la prova audio col registratore del cellulare. C’è l’eco, ma si sente comunque bene, e le interviste possono avere inizio (tranquilli, prima o poi ve le facciamo leggere!).

Il tutto scorre in totale relax (certo, avessimo potuto sederci e magari scattare un paio di foto a prova di quanto stava avvenendo…) con Steph che ci chiede anche cosa vuol dire Anticommento (ha apprezzato molto il KEEP CALM!). Gli chiediamo di posare con il cartonato per la foto solita, e ci accorgiamo di non aver fatto firmare a Paddy il suo… nessun problema… Steph passione segretaria ci avverte che “se vede Sascha gli dice di raggiungerci, e che va ad avvertire Paddy della mancata firma”. Detto fatto, arriva Sascha che apre la porta con un “è qui per l’intervista?” (vi giuro che smettere di ridere ricordando questa scena è IMPOSSIBILE) e un paio di minuti dopo anche Paddy, il quale, per non disturbare, inizia a frugare tra le nostre cose alla ricerca di pennarello e foglio da firmare. Giungiamo in suo aiuto e torniamo a Sascha, sia mai dovessimo sembrare poco professionali!

Finisce anche la terza e ultima intervista, e via con l’ultima foto con il cartonato. Manca ancora la foto di Paddy, e a fine gara invio M a fare il suo dovere, da sola a suon di “vai su, diventa una bimba grande!”. Vorrei a questo punto aprire una parentesi al riguardo, visto che nel lontano 2009 M ci ha messo una settimana a chiedere a Sascha una foto, mentre sabato è andata (quasi) tranquilla da Paddy a chiedergli di firmare il cartonato. In tedesco, per di più. E lui si è messo anche a controllare fosse quello con la sua firma, altra scena molto esilarante (neanche avessero dei nomi vagamente simili!).

Torniamo a casa col bottino e, per festeggiare, decidiamo di portare a termine il tanto agognato esperimento della radler con la vodka al limone (no, non abbiamo scoperto se si chiama comunque radler oppure no…).

Domenica mattina sono previsti solo i sincro 3 metri, alla Neptun hanno così tanta voglia di chiudere che accorpano gara maschile e femminile, arriviamo giusto in tempo per vedere un paio di rotazioni finali. Le gare sono abbastanza scontate, eppure, proprio alla fine, arriva il colpo di scena. Per la prima volta in gara, Feck-Hausding portano il 109C… sarà un caso che tutto ciò è avvenuto davanti ai nostri occhi, dopo che, nell’ultimo mese su Facebook e dal vivo abbiamo fatto notare a Steph questa carenza?!?! Noi diciamo di no, ovviamente! E siccome siamo sempre sul pezzo, abbiamo anche la prova video (dove fortunatamente manca la reazione a dir poco cheesy di F, la cui diffusione avrebbe potuto intaccare la sua nomea di camionista!).

Una menzione d’onore va alla coppia del nuovo millennio (nel senso che sono nati dopo il duemila), che, dopo aver litigato per metà gara, alla fine, visto l’ultimo posto, si prende perfino a pezzettate, lasciandoci sperare che per la prossima competizione siano divisi. (In realtà, odiosi come sono entrambi, siamo quasi certe che nessuno li voglia come compagni di sincro, ed è probabilmente per questo che sono stati accoppiati dalla società).

E così, finite le gare, ce ne andiamo verso il mare (non dopo aver notato la coattagine varia dei nostri crucchi preferiti in partenza e aver rischiato di essere investite da Homuth, probabilmente per non averlo intervistato), dove ci consoliamo con dei Fischbrötchen (panini col pesce) e fritti vari, beccando ovviamente gli unici dieci minuti di pioggia dell’intera giornata. Tanto perché non eravamo già abbastanza tristi per la fine di questi quattro giorni di follia. (Strano, parliamo di cibo!)

Come si fa a trovare un finale degno degli eventi narrati? Semplice… non si fa! Così come noi che non ce la possiamo proprio fare nella vita, ormai (nota: la lingua italiana è morta dopo questo periodo privo di leggi grammaticali).

Vi lasciamo dunque, come promesso, alle convocazioni crucche. ENJOY!

Donne (6): Maria Kurjo, Nora Subschinski, Christina Wassen, Elena Wassen (Berliner TSC), Tina Punzel, Louisa Stawczynski (Dresdner SC 1898).

Uomini (7): Sascha Klein, Martin Wolfram, Timo Barthel (Dresdner SC 1898), Patrick Hausding, Oliver Homuth (Berliner TSC), Stephan Feck, Dominik Stein (SC DHfK Leipzig)

6 pensieri su “Traum(a)

I commenti sono chiusi.